Emmaus Fiesso Umbertiano

… un acero in memoria di Gianluca

Il gior­no 21 mar­zo, pres­so la Comunità Emmaus di Fiesso Umbertiano, alla pre­sen­za di fami­lia­ri e ami­ci, si ter­rà un momen­to di com­me­mo­ra­zio­ne per Gianluca Zanetti, affer­ma­to liu­ta­io di Mantova, scom­par­so a 40 anni a cau­sa di un brut­to male nel pie­no dell’attività lavo­ra­ti­va che lo ave­va fat­to cono­sce­re ed apprez­za­re in mol­tis­si­mi Paesi del mon­do, con la pian­tu­ma­zio­ne sim­bo­li­ca di un ace­ro (legno mol­to uti­liz­za­to nell arte liu­ta­ia) e l’apposizione di una targa.
La scel­ta del pri­mo gior­no di pri­ma­ve­ra e la mes­sa a dimo­ra di albe­ri vuo­le signi­fi­ca­re la con­ti­nui­tà del­la vita.
L’evento si inse­ri­sce nel più ampio pro­get­to che la Comunità Emmaus por­ta avan­ti dal 2011, pas­san­do da una gestio­ne dei qua­si 4 etta­ri di ter­re­no di pro­prie­tà da semi­na­ti­vo mono­col­tu­ra­le a cosid­det­te fasce tam­po­ne, con pian­tu­ma­zio­ne di albe­ri e arbu­sti autoc­to­ni (quer­ce, car­pi­ni, onta­ni, sam­bu­chi, oli­vel­li spi­no­si, sali­ci…) dal­le mol­te­pli­ci fun­zio­ni (azo­ta­re il ter­re­no, crea­re mate­ria orga­ni­ca, atti­ra­re inset­ti ed api impol­li­na­tri­ci, nutri­re ani­ma­li sel­va­ti­ci…). Questa atti­vi­tà di rispet­to dell’ambiente ha per­mes­so di otte­ne­re un equi­li­brio eco­lo­gi­co che favo­ri­sce la bio­di­ver­si­tà di pian­te, ani­ma­li e insetti.
In occa­sio­ne del­la scom­par­sa di Gianluca, gli zii, volon­ta­ri Emmaus, tra­mi­te una dona­zio­ne in suo ricor­do, han­no inte­so dare con­ti­nui­tà al pro­get­to stes­so, favo­ren­do l’attività di pian­tu­ma­zio­ne di altre cen­ti­na­ia di essen­ze arboree.

Gli anti­chi dava­no gran­dis­si­mo valo­re alla musi­ca: per gli ebrei era un mez­zo per avvi­ci­nar­si a Dio, men­tre per i gre­ci era con­si­de­ra­ta una cura per l’anima. Essi pen­sa­va­no che le sfe­re in cui i pia­ne­ti era­no fis­sa­ti pro­du­ces­se­ro suo­ni armo­nio­si: la musi­ca del­le sfe­re rap­pre­sen­ta­va quin­di l’armonia e la bel­lez­za del cosmo. Nel mon­do gre­co, però, il costrut­to­re di stru­men­ti musi­ca­li non gode­va di gran­de repu­ta­zio­ne, per­ché chi dove­va svol­ge­re un lavo­ro manua­le per gua­da­gnar­si da vive­re non era con­si­de­ra­to un cit­ta­di­no in sen­so pieno.
Questa divi­sio­ne tra atti­vi­tà intel­let­tua­li e atti­vi­tà manua­li con­ti­nuò anche duran­te il medioe­vo. Anche qui la musi­ca era con­si­de­ra­ta un’arte nobi­le, assie­me, ad esem­pio, alla filo­so­fia, men­tre la pra­ti­ca di un mestie­re ( e quin­di anche la costru­zio­ne di stru­men­ti musi­ca­li) era anco­ra vista come una occu­pa­zio­ne poco dignitosa.
È con il rina­sci­men­to che le cose ini­zia­no a cam­bia­re, in par­ti­co­la­re in Italia, e que­sti straor­di­na­ri arti­gia­ni comin­cia­ro­no ad esse­re con­si­de­ra­ti arti­sti in sen­so pie­no, in gra­do, con le loro ope­re, di arric­chi­re ed ele­va­re lo spi­ri­to uma­no. Vorrei spie­gar­mi meglio con un esempio.
In un museo di Venezia è con­ser­va­to un pre­zio­so e raro orga­no con can­ne di car­to­ne costrui­to da Lorenzo da Pavia alla fine del quat­tro­cen­to. La cas­sa è rive­sti­ta di legno di ace­ro dal­la bel­la venatura.
Le deco­ra­zio­ni ori­gi­na­li sono anda­te per­du­te, ma, for­se più impor­tan­ti, si sono con­ser­va­te le ori­gi­na­li iscri­zio­ni, una in lati­no e due in gre­co, sul davan­ti e sui fian­chi del­la cas­sa. Queste scrit­te pos­so­no aiu­tar­ci a com­pren­de­re qua­le valo­re ave­va la musi­ca per gli uomi­ni del rina­sci­men­to e di quan­ta con­si­de­ra­zio­ne gode­va­no i costrut­to­ri di que­sti raf­fi­na­ti strumenti.

Sul davan­ti è scritto:

la mia voce risuo­na come quel­la degli astri
solo che abi­li mani mi toc­chi­no con arte
Lorenzo da Pavia costruì nel 1494

Le due scrit­te in gre­co sono inve­ce un raf­fi­na­to elo­gio del costrut­to­re e del­la poten­za del­la sua arte.
La tra­du­zio­ne è la seguente:

Le mani di un mor­ta­le crea­ro­no quest’opera divina
Che incan­ta del pari le men­ti degli uomi­ni e degli dèi

Dunque la costru­zio­ne di uno stru­men­to musi­ca­le si rive­la un pro­ces­so di ele­va­zio­ne spi­ri­tua­le: le mani e la men­te, il mor­ta­le e il divi­no si ricon­giun­go­no. Nell’arte l’uomo si sco­pre al cen­tro del cosmo e tro­va in essa il pro­prio sen­so e il pro­prio compimento.